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Intervista a Fulvio De Rosa. Il Live Club di Trezzo non e’ solo musica. Fulvio dice e dimostra la sua.

Intervista a Fulvio De Rosa. Il Live Club di Trezzo non e’ solo musica. Fulvio dice e dimostra la sua.

Intervista Live (di Mirta Berez)

La musica live ai nostri tempi – il Parere di Fulvio.

La durezza del virus sta ancora dilagando in svariate parti del Mondo e anche in #Italia la situazione è ancora critica. Da una parte, i vari #lockdown nazionali e le misure restrittive messe in atto dal nostro #Governo mirano a contenere le ripercussioni sulla salute dei cittadini e sulla #sanità pubblica, e dall’altra parte, altri interventi statali provano a tutelare le necessità della filiera economica con iniziative che possano salvaguardarne la sopravvivenza, consentendo a imprese, società e famiglie, di attraversare questo difficile momento nel modo meno traumatico possibile.

Tra i soggetti economici maggiormente colpiti dai vari #lockdown messi in atto da marzo a oggi, ci sono i locali serali, come club, discoteche e locali di musica dal vivo. Locali di cui, in fondo, di questi tempi si parla poco, rispetto ai più citati bar, ristoranti ed esercizi commerciali.

Citypage Milano ha incontrato Fulvio de Rosa, socio fondatore, nonché direttore generale e propretario del #LiveClub, storico locale di #musica live e concerti dall’anima #rock, alle porte di #Milano.
Non abbiamo scelto a caso di intervistare proprio il Live (così come lo chiama chi lo conosce): esso è una vera e propria istituzione nel mondo degli eventi musicali dal vivo. Sito a #Trezzo sull’Adda, ad una ventina di chilometri dal capoluogo lombardo, infatti, il Live ha una storia che dura da più di vent’anni e nel suo genere, è uno dei locali più importanti della #Lombardia, se non addirittura d’#Italia, in grado di offrire al pubblico un’enorme varietà di concerti di diversi generi musicali, promuovendo artisti di fama nazionale e internazionale così come autori e band più alternative e di nicchia.
Con una capienza di 1500 persone e una proposta di 150 spettacoli all’anno, il Live Club è un locale indoor diventato negli anni un punto di riferimento per il pubblico amante della #musica live.

MIRTA: Fulvio, come avete vissuto il lockdown della scorsa primavera?

FULVIO: “Essendo in Lombardia, siamo tra quelli che hanno vissuto in maniera più forte le conseguenze della pandemia, perché il lockdown è partito prima qui che nel resto d’Italia. Vissuto inizialmente con incredulità e rabbia, visto che di norma tra febbraio e marzo abbiamo un palinsesto pieno di eventi importanti che sono stati annullati, lo sgomento ha poi lasciato il posto alla razionalità, quando abbiamo capito che la situazione si era estesa a tutta Italia con il lockdown nazionale. Così, ci siamo rassegnati all’idea che non fossimo stati presi di mira o colpiti solo noi, ma che la situazione fosse davvero grave e che l’unica cosa che si potesse fare, fosse quella di rassegnarsi, stringere i denti e attendere che la situazione facesse il suo corso.”

MIRTA: Un corso che però ad oggi non si è ancora arrestato…

 FULVIO: “Esatto. Dopo i primissimi tempi, infatti, abbiamo vissuto una fase di confusione, dove non capivamo che cosa aspettarci. Qualche adempimento da parte del Governo c’è stato, e ci ha permesso di riuscire a tamponare la situazione ma ovviamente abbiamo dovuto navigare a vista. In un locale di medie-grande dimensione come il Live, le voci maggiori a livello di impegno economico riguardano l’affitto della struttura e i finanziamenti in corso a vario titolo come per le attrezzature o per l’impianto fotovoltaico che abbiamo sul tetto e altri impegni simili a cui sono soggetti locali come il nostro. Grazie alle spalle grosse che ci siamo fatti negli anni, alla fiducia che abbiamo ottenuto nel tempo con gli istituti di credito e a qualche intervento del #Governo siamo riusciti a galleggiare”.   

MIRTA: Cosa ne è stato dei vostri dipendenti in tutto questo tempo?

“I ragazzi sono stati messi tutti in #cassaintegrazione o hanno ricevuto altre forme di sostegno. Ciò che ci ha creato maggior disagio, da un punto di vista umano e professionale, sono le altre figure che ruotano attorno a noi: c’è un universo di esterni che lavora a chiamata, una fetta significativa di almeno cento persone, le quali si sono trovate dalla sera alla mattina a non avere più alcuna forma di collaborazione. E questo è qualcosa che ci è veramente dispiaciuto. Nonostante tutto però, avendo sempre cercato di investire molto nei rapporti, ci siamo accorti che i valori di fiducia, onestà e amicizia che abbiamo portato avanti negli anni coi nostri collaboratori si sono rivelati fondamentali e la squadra non si è disgregata”.

MIRTA: In che modo avete tenuto viva questa squadra durante i mesi di chiusura?

FULVIO: “Abbiamo sempre utilizzato il #web e lo #smartworking, cosa che facevamo già prima del lockdown, quindi abbiamo continuato a sentirci e confrontarci in questo modo come abbiamo sempre fatto. Quello che ha tenuto su il morale di tutti, è stato il continuo #brainstorming, il continuare a confrontarci in maniera creativa, al fine di ideare e trovare nuove opportunità anche in questa situazione per ripensare a nuove forme aggregative e di #socialità”.

MIRTA: E cosa ne è uscito da quel periodo?

 “Da quel periodo ne è nata un’idea diventata poi un progetto realizzato a tutti gli effetti l’estate scorsa: si chiama #BikeIn ed è il vecchio concetto dello spettacolo Drive-In, in cui anziché in auto, si arriva in biciletta. Il progetto prevede l’allestimento di un’arena di spettacolo che le persone raggiungono con la propria biciletta, per poi trovare ognuno una sua postazione spot, da cui assistere allo spettacolo. Tutto chiaramente rispettando i distanziamenti e le norme igienico sanitarie che il Governo ha previsto quest’estate quando le attività hanno riaperto.
Abbiamo così passato quei mesi di chiusura a progettare questa iniziativa, la quale proprio durante il lockdown è riuscita a risvegliare gli animi di tanti colleghi caduti in uno stato quasi depressivo per via della chiusura, e a ravvivare la prospettiva di poter fare qualcosa e ripartire con l’arrivo dell’#estate. Il progetto è stato poi accolto dalla città di #Mantova, dove è andato in scena, riscuotendo un enorme successo: da metà luglio fino a metà settembre, abbiamo realizzato 50 spettacoli tra cinema, danza, musica e teatro. E il tutto ha avuto una eco pazzesca sui #media sia nazionali che stranieri, tanto che l’iniziativa andrà avanti anche il prossimo anno e altre amministrazioni hanno preso in considerazione l’ipotesi di poterlo ospitare sul proprio territorio. E’ stato un successo anche per noi, perché ci ha tenuti impegnati intellettualmente e moralmente da metà aprile fino a settembre”.

MIRTA: Per quanto riguarda il Live Club, cosa avete fatto quando le attività hanno riaperto?

FULVIO: “Dopo l’estate, abbiamo deciso di riaprire anche noi, riadattando il locale secondo le restrizioni indicate dal governo, cercando di essere innovativi, portando spettacoli che avrebbero potuto interessare, più che altro per ristabilire una connessione con il nostro pubblico, per riportarlo ad avere fiducia, a invogliarlo a uscire di casa e dirgli: – siamo ancora vivi! Con tutti i protocolli del caso, ma ci siamo!-
Abbiamo quindi ricreato in parte l’idea del Bike-In all’interno del locale. Non mi piaceva l’idea di mettere le sedie e basta, perché diventava molto passivo, non adatto alla tipologia di spettacolo ed esperienza a cui il nostro pubblico è abituato. Perciò anziché mettere le sedie distanziate, abbiamo creato delle postazioni, ognuna separata dalle altre attraverso il plexiglass e dotata di un mini palchetto. Attraverso una #app potevi prenotare la tua postazione e la cena, in modo tale da avere una fruizione dello spettacolo più gradevole. Chiaramente la capienza era notevolmente ridotta, dalle 1500 persone cui eravamo abituati, abbiamo potuto ospitare massimo 400 persone che però si sono ridotte a 200 effettive, essendo che insieme potevano stare solo #congiunti. Tutto questo è comunque durato pochissimo, perché abbiamo lanciato il Live Club con questa nuova veste a metà settembre e poi a metà ottobre – come sappiamo – c’è stata un nuovo lockdown. Però non rimpiango nulla, perché anche in questo caso ci è servito”.

MIRTA: Cosa intendi dire?

FULVIO “Ci è servito per l’ennesima volta a reinventarci, a tenere alto il nostro spirito e la nostra creatività: siamo un locale di massa, dove certi aspetti non vengono curati nei dettagli, in quanto si predilige ed è necessario puntare su altre cose. Abbiamo quindi dovuto rivedere tutto per reinventarci come locale. Nel Live Club che tutti conosciamo, per esempio, non si dà grande importanza ai bicchieri o al modo in cui vengono servite le bevande, dato che la priorità è quella di non creare troppa ressa al bancone e far sì che chi voglia da bere venga esaudito nel minor tempo possibile. In questa nuova veste, abbiamo invece riorganizzato il tipo di servizio, rendendolo molto più accurato, come in genere si fa per locali di dimensioni più piccole rispetto al nostro. Ci è dispiaciuto che tutto ciò sia durato così poco ma per noi è stato fondamentale per la tenuta mentale e psicologica”.

MIRTA: Gli artisti che avete ospitato in questi anni al Live, li avete sentiti? Come stanno vivendo questo momento?

FULVIO: “Per quanto riguarda gli artisti, abbiamo registrato una prevalenza di timore, non tanto per la paura del contagio, ma perché questa situazione sta avendo alcune ripercussioni nell’atteggiamento che gli artisti hanno rispetto alla disponibilità o meno di fare spettacoli.
Io sono nel consiglio direttivo di #Assomusica, associazione tra produttori e organizzatori di eventi musicali dal vivo, e dal confronto con questa rete di #club, di club storici che dialogano tra loro, è emerso che tanti #artisti hanno accusato il colpo. Qualcuno di loro per esempio, ha preferito fermarsi perché non accettava di portare uno spettacolo diverso da come lo aveva in mente. Per altri, la capienza ridotta e un pubblico decisamente in numero inferiore, sono stati deterrenti: anche se fai #soldout, ma con un decimo del #pubblico che potresti avere, significa dover fare adattamenti economici a 360 gradi sullo #spettacolo, al punto che in tanti hanno preferito lo stop.  Tutto ciò si è tradotto in una quantità di spettacoli davvero limitata ed esigua.
Questo tipo di scelta, ad ogni modo, è stata differente a seconda del genere musicale di appartenenza: dal #pop all’#hiphop c’è stato uno stop pressoché totale, mentre altri generi come il #metal e il #punk, a noi vicini da sempre, sono stati più disponibili a reinventarsi.

MIRTA: Un esempio?

FULVIO: “Un esempio molto bello, sono stati i #Punkreas, storica band #punkrock che abbiamo ospitato davvero tantissime volte al Live Club. Nonostante per vocazione il punk non preveda assolutamente un pubblico seduto e composto, bensì una mischia di gente sotto al palco che poga, sgomita e si sfoga,  i Punkreas hanno accettato di esibirsi in chiave acustica, ed è stato emozionante vedere come un gruppo di questo genere abbia fatto lo sforzo di raccontarsi in maniera diversa, ripercorrendo la storia della loro musica ormai trentennale, in una chiave più intimistica, dando un esempio di quella che è la #resilienza, la capacità di resistere e di adattarsi”.

MIRTA: C’è qualcosa che il Governo avrebbe potuto fare di diverso per le realtà come la vostra?

FULVIO: Quello che è successo di positivo è che per la prima volta il Governo, e in particolare il #MinisterodeiBeniCulturali, abbia preso coscienza di cosa rappresentiamo. Che si sia reso conto che esistiamo e abbia fatto, chiaramente spinto da movimenti, manifestazioni, input e pressioni, qualche provvedimento che non era mai stato fatto prima. Per la prima volta è stato aperto un canale e delle prime misure di sostegno sono state varate. Dopo di che, come mondo dei club, mondo degli organizzatori di eventi, pensiamo ai noti #bauliinpiazza”, stiamo tutti spingendo nella direzione di far capire che questo mondo della #musica contemporanea (che comprende club, #festival e grandi #eventi) ha e deve avere la stessa dignità che hanno altri mondi della #cultura e dello #spettacolo. Pensiamo al mondo degli esercizi cinematografici o della musica più colta, come la classica e la sinfonica: sono realtà affini alla nostra ma ben più tutelate e supportate da imprese e associazioni. Speriamo che questo momento possa essere l’occasione giusta per sistemare questi aspetti e avere più dignità e riconoscimento a livello economico e sociale.”

MIRTA: E delle discoteche cosa ne pensi? Alcune sono state al centro delle polemiche della scorsa estate…

FULVIO: “Io ho un passato da #dj e il mondo delle #discoteche è un mondo che rispetto. Anche noi come Live Club abbiamo nella nostra programmazione qualche serata con questo tipo di intrattenimento.
 Però ho notato una disparità di trattamento in questa situazione. Non si è capito, per esempio, perché la discoteca potesse avere un ristoro del 400% mentre noi del 200%. Sicuramente abbiamo ricevuto qualche forma di sostegno ma sono state bazzecole che certamente non hanno compensato certe differenze.
Noi siamo una realtà in un certo senso ibrida, perché siamo sia #imprenditori culturali che imprese che fanno economia e danno #lavoro, ma il fatto di avere questa doppia natura non deve diventare uno svantaggio. In Italia, i club di musica live hanno sempre sofferto e non hanno mai potuto diventare luoghi di riferimento e positività, come nelle altre nazioni, dove gli investimenti per tenere attivi questi locali sono stati maggiori, perché viene riconosciuto il loro ruolo sociale.
Solo per fare un esempio: ho passato il primo lockdown lontano da Milano e quando sono tornato, tutta l’area attorno al Live Club era in uno stato di abbandono, piena di rifiuti, sporcizia, diventata luogo di incontri notturni e di degrado. E’ indubbio che un locale come il nostro che si trova in provincia, abbia una funzione enorme al di là della ricaduta economica. Rappresenta un punto di socialità e aggregazione per tanti giovani che altrimenti non saprebbero dove andare e sarebbero costretti ad allontanarsi di diversi chilometri per poter passare una bella serata di musica, o peggio, sarebbero in giro alla belle e meglio senza sapere dove andare. Mi sembra illogico che attività come la nostra, non vengano salvaguardate nello stesso modo di altre realtà economiche”.

MIRTA: Cosa pensi del digital entertainment? Con il lockdown è esploso tutto ciò che è online… Come vedi un futuro di eventi live in digitale?

FULVIO: “Siamo avversi a questa logica. Da una parte c’è conflitto di interessi per cui la nostra analisi potrebbe non essere obiettiva ma d’altra parte, credo che lo #streaming a livello di eventi sia molto lontano dalle corde del pubblico italiano. E lo hanno dimostrato i numeri negativi registrati per l’evento in live streaming #Heroes a #Verona l’estate scorsa.
Io credo che club e spettacoli dal vivo non possano essere sostituiti da #eventi digitali e dal #digitalentertainment, è questione di fruizione meccanica e fisica dal vivo: qualunque sia il tipo di evento, che sia un #musical, uno spettacolo #comico, un #concerto, è impossibile trasmettere le stesse emozioni in modo digitale. Lo streaming di eventi live credo sia meglio lasciarlo al mondo del #gaming, semmai potrebbe essere qualcosa in più rispetto agli eventi dal vivo, un accessorio, ma non certo un degno sostituto. Oltretutto, trovo alienante e distopico chiudersi in casa, con un casco in testa e dei visori sugli occhi. Se penso agli artisti, mi sembra impossibile che la loro unicità possa ridursi a qualcosa che viene trasmesso in digitale. L’esperienza live è qualcosa che questi mezzi non possono sostituire”.

MIRTA: Questo significa che quando il Live Club riaprirà a tutti gli effetti, ti aspetti di trovare lo stesso tipo di pubblico e la stessa gente?

FULVIO: “Sono ottimista e penso che l’autunno prossimo si potrà tendenzialmente ripartire; su quello che troveremo non ho idee chiare, né in termini numerici né sulle tipologie di pubblico. È una riflessione che ci accompagnerà per tutto l’anno.
Io e la squadra del Live che mi ha affiancato negli anni, siamo partiti da zero e ci siamo adattati per oltre 20 anni ai continui cambiamenti della società, della cultura giovanile, del pubblico. Penso che la gente farà lo stesso, perché l’essere umano ha questa capacità di continuo adattamento alle circostanze. Per noi tutto ciò rappresenta l’ennesima sfida, per capire se siamo capaci, ancora una volta, di anticipare le #tendenze e offrire quello che la gente vuole vedere, vivere e di cui vuole fare esperienza”.

MIRTA: Con questa crisi, non sei spaventato dalle quelle conseguenze che ancora non si vedono chiaramente?

FULVIO “Sapevamo già al primo lockdown che avremmo avuto un calo significativo del #fatturato e che fino al 2023 non rientreremo a regime. Nel 2021 il fatturato viaggerà tra il 30 e il 50 per cento del fatturato pre xxxxx, nel 2022 penso saremo tra il 70 e l’80 per cento e solo nel 2023 credo rientreremo al 100%.  
In realtà spero che tutto ciò, se lo si vuole vedere in chiave positiva, servirà a fare un po’ di pulizia di una certa parte di economia, portando a una riorganizzazione dove imprese più sane e performanti riacquistino le loro quote di mercato e ciò che c’è di poco utile se non dannoso per l’economia possa essere eliminato.  
Vengo da una formazione ragionieristica e perciò la prima cosa che ho fatto quando c’è stato il primo lockdown, è stata quella di cercare tutte le forme di #finanziamento possibili. Io come altri imprenditori siamo abituati a contrarre debiti lunghi vent’anni e a scommettere sulle nostre intuizioni. Ci siamo corazzati negli anni dopo aver affrontato e superato le difficoltà e ogni volta è stata una scommessa su noi stessi. Scommetteremo anche questa volta, sempre con lo stesso scopo: regalare al nostro pubblico delle grandi emozioni, far conoscere la bellezza della musica dal vivo e creare in esso dei ricordi che possa portar con sé nella sua vita. Perciò…Vi aspettiamo!”

NOI. E noi ci saremo! Speriamo presto! Ci vediamo al Live!

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